L’avanzata verso il Mediterraneo
La Campagna in Nord Africa e la Conferenza di Casa Blanca.
L’invasione dell’Europa cominciò ad essere pianificata durante la Conferenza di Casablanca, nel gennaio del 1943, all’incontro parteciparono i vertici Alleati per delineare un piano che portasse alla sconfitta definitiva di Hitler e Mussolini. La prima tappa considerata decisiva era la vittoria degli Alleati in Nord-Africa.
La Campagna in Nord-Africa (1940-1943), vide il susseguirsi di sanguinose battaglie tra il fronte Alleato e quello dell’Asse e terminò nel maggio del ’43 con la definitiva vittoria degli Alleati.
National Archives and Records Administration 1942, North Africa, british activities in Tunisia
National Archives and Records Administration 1943 – Italian children in Ethiopia sent home by british
La sconfitta dell’Asse in Africa facilitò il controllo degli Alleati sul bacino del Mediterraneo e consentì l’utilizzo di basi aeree per i bombardamenti in Europa. Come ulteriore conseguenza, le truppe tedesche indebolirono la pressione sul fronte orientale, a causa della potenziale minaccia alla “Fortezza Europa”, facilitando così il contrattacco dell’Armata Rossa sovietica.
IWM North Africa 1943 No. 150 Squadron RAF
IWM North Africa, the crew of a Vickers Wellington Mark X of No. 150 Squadron RAF
Obiettivo: attacco all’Italia
Dopo un acceso dibattito fra i “big three” (Stalin, Roosevelt e Churchill) su dove fosse preferibile aprire un fronte europeo, prevalse la posizione britannica di attaccare l’Italia, in contrasto a quella di Stalin che avrebbe preferito aprire un fronte in Francia, in modo da minacciare più direttamente la Germania.
La campagna d’Italia aveva come obiettivo quello di colpire il “ventre debole” dell’Asse per poi attaccare velocemente la Germania da Sud. Il regime di Mussolini veniva giudicato instabile e le difese del paese insufficienti. Gli Alleati sottovalutarono però l’efficacia delle truppe tedesche disposte nella penisola, guidate dal generale Albert Kesselring.
Radio Londra
Nel quadro delle iniziative che possono essere considerate preparatorie per lo sbarco in Italia vanno certamente annoverate le trasmissioni di Radio Londra. Gli alleati si rivolgevano direttamente a quella parte di popolazione che mal sopportava il regime fascista e che, proprio grazie all’ascolto clandestino di tali trasmissioni, poteva alimentare la fiamma della speranza in un cambiamento imminente.
Radio Londra cominciò a trasmettere nel 1938. Si trattava di trasmissioni della BBC nelle diverse lingue nazionali che durante la guerra si rivolgevano alle popolazioni civili ma anche, con messaggi in codice, ai vari gruppi di resistenza nazionali. In questo modo da un lato predisponeva le popolazioni locali ad accogliere le truppe britanniche in maniera benevola, dall’altra svolgeva una vera e propria attività operativa a supporto delle azioni militari.
Proprio nel 1943, quando l’asse della guerra cominciò a spostarsi verso l’Europa gli Inglesi intensificarono la comunicazione. L’ascolto di Radio Londra era ovviamente clandestino e duramente osteggiato e represso dai regimi locali.
Il tono e i contenuti miravano a costruire un rapporto di fiducia con gli italiani, come la vicinanza che traspare dall’intervento di J. Haslip, proprio l’8 settembre 1943
“Oggi che gli eserciti alleati avanzano sul suolo italiano e che da un momento all’altro la più umile dimora può divenire punto strategico nel campo di battaglia mondiale…”.
In questa pubblicazione degli Archivi di Stato è disponibile l’inventario delle trasmissioni in Italia.
Studi preparatori: L’elaborazione dei piani di “Avalanche”
L’idea di sbarcare nell’area salernitana prese corpo in un incontro avvenuto il 26 luglio 1943 a Tunisi: nacque così l’operazione “Avalanche”. La delicata fase di pianificazione della strategia alleata in vista delle successive operazioni si intrecciò con una fase di contatti sempre più intensi tra il governo italiano e gli anglo-americani, fino alla firma dell’armistizio ai primi di settembre del 1943. In numerose riunioni militari degli Alleati, tra la fine di agosto e la metà di settembre del 1943, fu discussa la necessità di forze aggiuntive per “Avalanche”, a testimonianza dell’effettiva urgenza riconosciuta all’operazione.
I protagonisti: l’Ottava Armata britannica.
Parteciparono alla campagna d’Italia gli eserciti Statunitensi e Inglesi, la Eighth Army fu l’unità militare operativa della British Army che dal 1941 raggruppò le forze combattenti del Commonwealth Britannico schierate nel Medio Oriente. Operò nella Campagna del Nord-Africa per poi essere impiegata in Italia a partire dallo sbarco in Sicilia. Sia in Africa che in Europa una rilevante parte dello sforzo bellico fu sostenuto proprio dai britannici.
Durante lo sbarco a Salerno l’armata britannica costituì il contingente più numeroso ed era guidata dal Generale Montgomery il quale risalì, insieme agli altri corpi d’armata, dalla Calabria dove era sbarcato con l’operazione Baytown.
La Eighth Army, come vedremo meglio in seguito, era da considerarsi una vera e propria forza multinazionale in quanto raccoglieva, sotto la Union Jack, mezzi e uomini provenienti da diverse nazioni del Commonwealth e non solo: con Neo Zelandesi, Canadesi, Indiani e Britannici combatterono anche Francesi, Belgi, Olandesi, Polacchi e uomini provenienti da altri paesi occupati.